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Il tumore al seno al di sotto dei 45 anni rappresenta un’evenienza rara, ma quando accade può avere un notevole impatto, fisico ed emotivo. Negli ultimi anni l’incidenza dei tumori al seno in Italia nelle giovani donne tra i 25 e i 44 anni è cresciuta. Talvolta l’età di insorgenza precoce può essere correlata alla presenza di un tumore ereditario, causato cioè dall’alterazione di un gene, ma non sempre è riconducibile ad un problema identificabile.
Le campagne di screening con mammografia ed eventuale integrazione ecografica non contemplano le pazienti di età inferiore ai 45 anni.

Sotto questa età viene quindi lasciata all’iniziativa individuale la scelta di effettuare una adeguata prevenzione.
I programmi di screening basati sulla sola mammografia hanno ridotto la mortalità per tumore della mammella di circa il 40%. È l’unica tecnica in grado di visualizzare in modo semplice e riproducibile tutta la mammella. Secondo le attuali linee guida, vi è indicazione ad eseguire la mammografia fin dai 40 anni o anche prima, nel caso sussista la possibilità di un rischio familiare o genetico.
Recenti studi di screening hanno anche dimostrato che nella fascia di età compresa tra i 40 ed i 49 anni, la mammografia di prevenzione è efficace se eseguita ogni 12 mesi, meglio se durante la prima parte del ciclo.
Il rischio biologico dato dall’utilizzo dei raggi x è molto basso.

La mammografia è un esame molto accurato e l’unico capace di visualizzare le microcalcificazioni che possono indicare la presenza di una neoplasia in fase precoce. Talvolta però per studiare la mammella è necessaria un’integrazione ecografica soprattutto nei seni particolarmente densi. E’ il senologo, raccogliendo notizie sulla storia della paziente e valutandola clinicamente, a stabilire quali esami eseguire e con quale tempistica, a creare cioè “il vestito su misura”.